Come vivere senza rimpianti

Come vivere senza rimpiangere il passato

Una delle cose più difficile da fare è vivere il presente. Durante le nostre giornate infatti, spesso non facciamo altro che progettare il futuro (“Al supermercato devo ricordarmi di prendere il caffè”, “Alle 14.30 devo fare quella telefonata”, “Fra una settimana parto!”…) o guardare al passato (“Non dovevo rispondergli così”, “Avrei dovuto mangiare di meno”, “Dovevo uscire di casa prima” … ).

Se pensare al futuro può avere una sua utilità (a patto di non farsi risucchiare troppo), indugiare nel passato può rappresentare un freno importante nella nostra quotidianità. Ripensare a scelte che abbiamo fatto e che con il senno di poi riteniamo sbagliate, a determinate situazioni che adesso ci sembrano ideali e prive di problemi, a quella persona che abbiamo trattato male … è incredibilmente frustrante, doloroso e spesso completamente inutile: ricordare i nostri errori passati (ricordare, non crogiolarsi!) serve unicamente nella misura in cui ce ne serviamo come delle esperienze da cui imparare.

La vita è un percorso in cui si susseguono fasi diverse, è un flusso continuo in divenire in cui possono esserci momenti più positivi e altri più difficili ma ad ogni modo, il rimpianto, per quanto comprensibile, non è mai una modalità costruttiva.

Prendiamo ad esempio il classico rimpianto per una decisione presa che poi si è rivelata sbagliata (un cambio di lavoro, l’interruzione di una relazione …).

Nel momento in cui abbiamo compiuto quella scelta, abbiamo imboccato una strada da cui non è possibile fare ritorno (a meno di non essere la protagonista di Sliding Doors): è come se prendesse vita una realtà che automaticamente esclude le altre. Con il trascorrere dei giorni, dei mesi e poi degli anni, tutto, a cominciare da noi, viene cambiato da quella scelta presa tempo prima (e di scelte più o meno grandi, ne compiamo centinaia ogni giorno), ne consegue non solo che la persona che siamo oggi non è più quella che eravamo prima ma che questo cambiamento è stato plasmato proprio da quella scelta. La persona che oggi decide che nel passato ha preso una decisione sbagliata non è la stessa persona che l’ha assunta a suo tempo ed è così oggi proprio in virtù di quella scelta. Se potessimo tornare indietro prendendo una decisione diversa, non saremmo la persona che siamo ora e che rimpiange quella scelta!

Sembra un po’ una giostra ma spiega bene perché rimpiangere qualcosa avvenuta nel passato è un dispendio di energia (che potrebbe essere impiegata nel realizzare qualcosa che ci soddisfi oggi) e un rimuginio senza senso.

Altro classico rimpianto è quello di un’età o di un periodo preciso della nostra vita passata che adesso ci sembra perfetto. Tendiamo a idealizzare alcuni momenti passati, a non guardarli con oggettività. Senza volerlo né esserne consapevoli, ci ricordiamo solo alcuni fatti e alcune sensazioni che ci confermano che “…allora sì che ero felice/era tutto perfetto!”.

La realtà è che indubbiamente alcuni periodi sono più felici e facili di altri o che a vent’anni si possano aprire quasi tutte le porte rispetto che a sessanta ma anche in quei momenti ci saranno state giornate no, periodi di cattivo umore, progetti che fallivano, errori non recuperabili.

Il sentimento del rimpianto si può legare a doppio filo alla capacità propriamente umana di accettare il rischio e le incertezze dello scegliere e del prendere decisioni. E’ un pacchetto completo, non si può avere uno senza l’altro e quindi è probabilmente impossibile vivere senza rimpianti. Quello che si può fare è accettare questa realtà come normale e proprio in ragione di essa, porsi come obiettivo quello di accettare che prenderemo decisioni che ci faranno perdere delle occasioni, che avremo nostalgia di persone e sensazioni ma che lo stesso possiamo vivere serenamente godendoci quello che siamo comunque riusciti a realizzare.

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