Baby Blues o Depressione Post Partum?

Baby Blues o Depressione Post Partum?

Slider

 

La realtà è spesso diversa da come ce l’eravamo immaginata. Lo sanno bene le mamme che seguo e che avevano sempre sentito parlare della gravidanza come di uno stato di grazia in cui si è belle e felici e dei primi tempi con il bambino come “del periodo più bello”.

La realtà non è proprio così. Ovviamente la maggior parte delle donne è felice di aspettare un bambino e quando nasce si scoprono ad amarlo davvero tanto ma non è la regola e le eccezioni sono piuttosto frequenti, non solo per quanto riguarda la presenza di questi sentimenti ma anche per la loro intensità o per il momento in cui fanno la loro comparsa.

Baby Blues

Subito dopo il parto si verifica un cambiamento repentino del quadro ormonale con la caduta dei livelli estroprogestinici al quale si associano i postumi del parto, la stanchezza per le prime notti insonni, l’allattamento e il naturale stordimento che un evento così importante come la nascita di un figlio comporta (questo vale soprattutto per le primipare) . Alcune donne si adeguano abbastanza velocemente ma per la maggior parte (l’incidenza è pari al 50-80%)  non è così e per i successivi 7-10 giorni si troveranno a sperimentare:

  • tristezza;
  • senso di inadeguatezza;
  • umore altalenante con crisi di pianto improvviso;
  • irritabilità;
  • ansia;
  • insonnia.

Questo stato si risolve spontaneamente in una decina di giorni, al massimo due settimane. Se persiste e magari si aggrava, ci troviamo di fronte a qualcosa di diverso.

La Depressione Post Partum (DPP)

Colpisce circa il 10-15% delle donne che hanno partorito e può comparire anche diversi mesi dopo il parto. I sintomi sono:

  • umore depresso, profonda tristezza;
  • incapacità di provare piacere;
  • perdita/aumento di appetito e conseguentemente perdita/aumento di peso;
  • senso di fatica costante, mancanza di energia;
  • isolamento;
  • senso di colpa, bassa autostima, sensazione di impotenza e “di non valere niente”;
  • ansia (tachicardia, affanno, nodo allo stomaco, mal di testa o di pancia …);
  • perdita del desiderio sessuale;
  • difficoltà a concentrarsi;
  • pensieri ricorrenti di morte e/o progetti di suicidio;
  • agitazione o rallentamento psicomotorio.

Non occorre che siano presenti tutti i sintomi per formulare la diagnosi: ne bastano cinque che persistono da almeno due settimane.

Come si vede, la DPP non è diversa da un normale episodio depressivo maggiore, quello che diversifica le due patologie è la vicinanza al parto e le ideazioni e i pensieri relativi al proprio ruolo di madre.

In particolare le donne che sperimentano questa sintomatologia possono sentirsi incapaci di prendersi cura del figlio e di gestire le attività legate al ruolo materno, ad esempio possono avere una grande paura di fargli il bagnetto o di farlo cadere quando lo hanno in braccio. Non si tratta delle normali insicurezze da neo mamma quanto di una profonda ansia di fare del male al proprio bambino, che si manifesta anche con pensieri intrusivi e ossessivi. Questi sentimenti fortemente ambivalenti nei confronti del figlio vengono vissuti con grande vergogna dalle mamme che, in preda ai sensi di colpa, tendono a nasconderli al partner e alla famiglia.

Che fare?

Prevenire è meglio che curare” diceva una pubblicità ed è vero anche nel caso della Depressione Post Partum. Ogni donna che aspetta un bambino e il suo partner dovrebbe conoscere ed essere consapevole dell’esistenza della DPP e dei suoi campanelli d’allarme. Nei corsi di preparazione alla nascita spesso l’aspetto psicologico del “dopo” viene tralasciato e dopo nove mesi di attenzioni la donna viene completamente lasciata sola. E’ importante invece che lei e chi le sta accanto siano adeguatamente formati al riconoscimento dei sintomi. Si può scegliere un corso pre parto che dedichi almeno un incontro al tema, si possono chiedere informazioni al proprio ginecologo, alla propria ostetrica o chiedere una consulenza a uno psicologo proprio su questo aspetto.

Una volta riconosciuta invece occorre un intervento nel più breve tempo possibile: prima si interviene meno i sintomi hanno il tempo di radicarsi profondamente. Il tipo di approccio dipende dalla personalità della donna e dalla gravità dei sintomi, in alcuni casi può essere indicato un percorso di supporto psicologico, in altri occorre un intervento integrato in cui la psicoterapia è coadiuvata dai farmaci.

Per concludere

La salute mentale è importante tanto quella fisica, se abbiamo difficoltà digestive andiamo dal gastroenterologo, se abbiamo un eczema dal dermatologo, se non vediamo bene dall’oculista … se stiamo male emotivamente, ci sentiamo a disagio, viviamo in preda all’ansia … serve lo psicologo. Diventare madre è un evento spartiacque: niente sarà più come prima. In senso positivo, certo, ma è indubbio che si tratti di un evento traumatico, c’è chi si adegua senza troppi problemi, chi fa più fatica, chi crolla … non siamo tutte uguali, non si tratta di una gara a chi è la mamma più brava e la persona più forte. Nessuna vincerà mai una medaglia. L’importante è riuscire a stare bene e a vivere serenamente la propria vita e a volte chiedere aiuto è l’unica cosa da fare.

 

 

 

 

Add Comment

Your email address will not be published. Required fields are marked *