L’autosabotaggio. Le sue forme e come superarlo
L’autosabotaggio è un fenomeno complesso messo in atto da moltissime persone ed è quell’insieme di azioni realizzate o non realizzate che compromettono la riuscita dei nostri progetti o il raggiungimento dei nostri obiettivi.
I metodi per autosabotarsi sono molteplici e si possono collocare su un continuum i cui estremi sono Inattività da una parte e Iperattività dall’altra.
Forme Passive
- Pigrizia: l’inattività più totale. Non mi va proprio. Non ho voglia. Non mi va di farlo.
- Procrastinazione: la voglia di fare ci sarebbe pure, ma ci si tira indietro trovando mille scuse perché “non è il momento giusto”. Lo faccio domani. Telefono dopo. Inizio lunedì. Quando arriverà il caldo allora…
- Paura: è un’emozione che spesso è nascosta nella pigrizia e nella procrastinazione ma può avere una dimensione individuale. Ho paura di dirlo. Ho paura di farlo. Ho paura di fallire. Ho paura di essere preso in giro. Ho paura che mi dica di no. Ho paura di dare fastidio.
Forme Attive
- Vittimismo: classica modalità da “vorrei fare tanto ma non posso”. Non ho nessuno che mi aiuta. Non ce la faccio. Gli altri ce la fanno e io no. Lui se lo può permettere e io no.
- Perfezionismo e svalutazione delle proprie qualità: pensare che se tutto non è perfetto allora non va bene. Se lo faccio devo farlo perfettamente. Non sono abbastanza qualificato per propormi. Se lo faccio tutto deve essere perfetto. Non sono laureato quindi… Non ha senso farlo perchè questo e quello non vanno bene.
- Lavorare troppo: prendersi troppi impegni per non avere il tempo di seguire le nostre passioni, i nostri desideri, caricarsi troppo per non avere libertà.
Perchè ci autosabotiamo?
Spesso l’autosabotaggio di un traguardo particolarmente importante per noi ha origine paradossalmente dal non essere ancora emotivamente pronti per reggerlo. La realtà esterna e quella interna non scorrono parallelamente nè alla stessa velocità, possiamo desiderare ardentemente qualcosa ma quando stiamo per raggiungerla dal profondo escono fuori paure e ansie. E’ necessario imparare ad ascoltarsi profondamente, a volte basta mettersi in pausa per poco per dare modo al nostro mondo interiore di recuperare.
Altre volte abbiamo in mente degli obiettivi che a ben guardare non sono realmente nostri. Forse abbiamo dato retta ai nostri genitori, agli amici, ai modelli di riferimento che vanno di moda, fatto sta che dentro sentiamo una vocina che ci avverte della non autenticità del nostro obiettivo. Per questo è importante ascoltare le proprie emozioni e non seppellirle da qualche parte: sono come dei segnali luminosi che ci avvertono che qualcosa non va.
E poi c’è il caso del traguardo autentico che siamo perfettamente in grado di reggere emotivamente e comunque ci sabotiamo lo stesso … perchè? Può capitare che semplicemente i nostri ritmi di avvicinamento alla meta siano diversi da quelli che pensiamo di dover tenere. I nostri progetti hanno bisogno delle nostre tempistiche interiori per poter evolvere in armonia e le aspettative eccessive e le pressioni esterne semplicemente ci ostacolano. Magari abbiamo bisogno di procedere più lentamente, lasciandoci il tempo di assorbire i cambiamenti o gli imprevisti. Oppure all’opposto, abbiamo necessità di virate improvvise e salti impulsivi, senza rincorse. Ognuno è fatto a suo modo e non c’è un modo giusto e uno sbagliato di portare a termine i nostri obiettivi.
Come fare per evitare di autosabotarsi?
Sembra banale dirlo ma il primo passo consiste nel rendersene conto. L’autosabotaggio è un comportamento spesso inconsapevole, subdolo, che mettiamo in atto senza rendercene conto, soprattutto quando si tratta non di un comportamento singolo quanto di un insieme di scelte sbagliate (un esempio classico è la ricerca della felicità sentimentale in relazioni di coppia distruttive). La buona notizia sta nel fatto che una volta messo a fuoco sarà sempre più difficile non riconoscerlo. Provate a chiedervi che tipo di autosabotaggio siete soliti mettere in atto. State lì a rimirare gli altri e a lamentarvi che voi non ci riuscite? Lavorate 12 ore al giorno così da non avere tempo per voi? Volete mettervi a dieta ma rimandate sempre a data da destinarsi? Non siete mai troppo preparati per andare a fare un colloquio di lavoro in quell’azienda così importante?
Quando il primo passo è stato fatto, occorre porsi la domanda delle domande: “Perché lo faccio?“. E’ una domanda che spesso sentiamo come pericolosa, perché focalizza la nostra attenzione proprio su quel qualcosa che ci affanniamo a nascondere. La risposta è quasi sempre: “Ho paura”. Paura del successo. Paura di ferire quella persona. Paura del fallimento. Paura di perdere un beneficio secondario. Paura delle responsabilità (darsi la libertà di scegliere comporta prendersi la responsabilità che deriva dal compierle queste scelte).
Provate ad esplorare la tipologia di questa paura, qual è il rischio che sentite di non riuscire a prendervi? Chiedetevi cosa fareste se non aveste questa paura che vi blocca. Immaginatevi ad agire come l’amica estroversa o come il vostro capo così carismatico. Se foste come loro, che cosa fareste di diverso? A volte, tutto quello che serve è decidere di agire utilizzando quell’energia che di solito disperdiamo all’esterno con le lamentale, la ruminazione, il procrastinare …Cosa potete fare di realmente concreto per investire la vostra energia? Scegliete il vostro obiettivo, non importa cosa, basta solo che sia specifico e indirizzate lì la vostra energia, le vostre idee, la vostra concentrazione.
Un giorno la paura bussò alla porta. Il coraggio andò ad aprire e non trovò nessuno.
(Martin Luther King Jr)
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