Il lamentoso

Il lamentoso

Slider

 

A tutti sarà capitato di incontrare una persona che sembra costantemente afflitta, preda di incomparabili problemi, ingiustizie e tragedie inenarrabili. Una di quelle persone che “Ah ma tu non sai come sto io” e “Beato te che non hai i miei problemi“. La classica persona che liquida in due parole i problemi degli altri per parlare solo e costantemente dei suoi, quelli sì, di impossibile soluzione.

Stiamo parlando ovviamente del lamentoso cronico, da distinguere dalla persona che semplicemente condivide una preoccupazione, un malessere o una situazione difficile.

Sebbene questi soggetti possano manifestare la propria lamentela continua in situazioni diverse e per motivi diversi, è facile riscontrare alla base le stesse caratteristiche:

  1. Locus of control esterno: la colpa è sempre degli altri o di circostanze esterne, mai la propria. Sono persone che credono impossibile controllare quanto accade nelle loro vite, sia in positivo che in negativo; in più danno un peso maggiore agli aspetti negativi, tralasciando completamente quelli positivi e aumentando perciò il loro senso di insoddisfazione cronica e pessimismo.
  2. Mi lamento quindi sono: non percependosi mai come soggetti attivi ma sempre passivi (“Capitano tutte a me e non posso farci nulla“) l’unica cosa da fare per loro è … lamentarsi! Traggono piacere dal ruolo di vittima, gli piace suscitare compassione e ricevere elogi rinforzanti i loro tratti narcisistici.
  3. Alla ricerca dei colpevoli: cercando costantemente qualcuno o qualcosa da incolpare sono persone estremamente sospettose, osservano gli altri sempre in malafede, affannandosi alla ricerca di presunte falle o piccole mancanze per il fine ultimo di sentirsi discriminati e, ovviamente, vittime.
  4. No all’autocritica: non sono persone capaci di una sana autocritica. Distorcendo la realtà, si sentono sempre nel giusto e non trovano difetti nei loro comportamenti. Le piccole mancanze degli altri sono macigni pesantissimi, le loro non esistono o sono sottigliezze. L’essere messi in discussione scatena in loro una rabbia profondissima.

Parlare con un lamentoso cronico significa sentirsi riversato addosso un fiume di acredine e rancore, come se si fosse i responsabili dell’immane sofferenza dell’altro al punto di cominciare ad avvertire una sorta di senso di colpa e il bisogno di risolvere i problemi del lamentoso.

Il lamentoso tenderà sempre a far percepire la propria situazione come molto più grave di quanto non sia in realtà e soprattutto priva di una via d’uscita. Se si cerca di riportare le cose alla loro giusta dimensione, il lamentoso reagirà facendo apparire l’interlocutore come una fonte ulteriore di aggressione.

Spesso mette in atto la sua strategia vittimistica per sfuggire alle proprie responsabilità, non chiederà mai scusa né ammetterà mai di essersi sbagliato. Dirà frasi come:”Comunque ero in buona fede” o “Comunque questo non cambia quello che penso” o semplicemente negherà le sue stesse affermazioni. Tende a proiettare sull’altro i propri errori, generando nell’altro una sensazione di confusione.

Sospettando sempre che gli altri abbiano cattive intenzioni, questi soggetti diventano ipersensibili alle emozioni altrui e abili nella manipolazione affettiva. Troveranno sempre un modo di ritorcere contro l’interlocutore tutti gli argomenti, utilizzando i suoi piccoli dubbi o i punti deboli per far sì che si prenda tutte le colpe e rimanendo nel ruolo di vittime.

Il punto è che alla base del lamento cronico c’è un grande egoismo, nato da una sofferenza reale lontana e mai sanata. Sono persone immature, che non vogliono (più o meno consapevolmente) prendere in mano la propria vita, che confondono il desiderio con il bisogno, che ritengono più facile dare la colpa agli altri, invidiandoli e ritenendoli responsabili di ogni cosa, piuttosto che iniziare a vivere pienamente.

Il nostro cervello è facile da ingannare, sia in positivo che in negativo. E’ stato scientificamente dimostrato che la lamentela cronica autoindotta o anche solo ascoltata da altri provoca pensieri autopersuasivi che vanno a rinforzare e vengono a loro volta rinforzati da automatismi comporamentali. ( S. Tumminia). Questo circolo vizioso ha come conseguenza il fatto che i lamentosi cronici non riescono neanche più a vedere la realtà per com’è realmente, tanto si sono ripetuti che il mondo è contro di loro.

Come evitare di soccombere

Queste persone purtroppo non sono dannose solo per sé stesse ma anche per chi le vive da vicino. E’ importante ricordare che ognuno è artefice del proprio destino, che nessuno è nato vittima degli eventi e che se quella persona si è ritagliata quel ruolo per sé stessa non è detto che noi siamo obbligati a rivestire il ruolo di carnefice. Non diamo ai lamentosi cronici il potere di farci sentire in colpa, impariamo a rispondere che saremo lieti di trovare insieme un modo per aiutarli (insieme, non che troveremo noi un modo!) ma che non abbiamo voglia di ascoltare le loro infinite lamentele.

 

 

 

 

Add Comment

Your email address will not be published. Required fields are marked *