Quando i figli vanno via: la sindrome del nido vuoto. Cos’è e come superarla.

Quando i figli vanno via: la sindrome del nido vuoto. Cos’è e come superarla.

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Quando mio marito ed io ci siamo sposati abbiamo voluto subito dei figli – racconta Cinzia, 67 anni – Nell’arco di sei anni ci siamo trovati con tre bambini, arrivati uno dopo l’altro. Sono stati anni molto belli ma anche estremamente faticosi. Per interi decenni mi sono concentrata su di loro … le difficoltà con il sonno, lo svezzamento, poi più tardi la scuola e gli sport, il catechismo. Anni di compiti, partite, feste e amichetti per casa, intere domeniche al parco. E poi il liceo con il suo corollario di nuovi amici e nuovi orari, ribellioni, amori e delusioni. Avevo il mio lavoro, la casa da mandare avanti e a un certo punto anche genitori anziani da seguire.

Sognavo il momento in cui non avrei più avuto tanti pensieri e responsabilità, con mio marito fantasticavamo sui viaggi che avremmo fatto e su come sarebbe stato tutto più leggero una volta che i nostri figli si fossero sistemati. Parlavamo di riappropriarci dei nostri spazi e in definitiva della nostra vita di coppia.

Il maggiore dei tre dopo la laurea ha trovato lavoro in Francia dove si è stabilito e convive da qualche anno con una ragazza francese. Anche la seconda si è laureata, ha trovato lavoro, si è sposata e ha già un bambino. Il più piccolo se n’è andato di casa all’improvviso l’anno scorso, dopo aver trovato lavoro come fotografo. Finalmente perciò un anno fa è arrivato quel momento che avevo tanto desiderato … ma è successa una cosa strana … non ero contenta per niente, mi veniva sempre da piangere a vedere le stanze vuote dei ragazzi, a sentire quel silenzio. Con mio marito parliamo poco, sembra che ci manchino gli argomenti, litighiamo spesso. Io mi sento angosciata e nervosa e mi sembra di non essermi goduta appieno quegli anni. Vorrei tornare indietro.

La famiglia è da considerarsi come un organismo vivente con il proprio ciclo di vita. A ogni stadio ne segue un altro e ogni volta c’è bisogno di un periodo di transizione in cui ridefinire la propria identità, i propri bisogni e obiettivi e sostanzialmente trovare un nuovo equilibrio.

Il momento in cui i figli, ormai adulti e autonomi, escono di casa è uno di questi stadi. E’ la fase in cui è possibile vedere concretamente il frutto del lavoro genitoriale svolto per anni, dell’amore, delle cure fisiche ed emotive. E’ una grande soddisfazione per i genitori vedere quello che era un bambino completamente dipendente da loro trasformato in un giovane adulto, capace di prendere decisioni e responsabilità, di amare e e relazionarsi con gli altri. Spesso però questo sentimento di orgoglio va di pari passo con sensazioni di tristezza e nostalgia, legate alla mancanza fisica del figlio in casa e a tutti i ricordi associati al tempo che inevitabilmente passa. E’ tutto perfettamente normale e la situazione tenderà a normalizzarsi da sola dopo qualche tempo, quando la famiglia e, in particolare, la coppia avrà maturato un nuovo equilibrio.

I problemi sorgono quando questi sentimenti negativi si trascinano e si protraggono nel tempo, congelandosi e strutturandosi in una vera e propria sindrome: la sindrome del nido vuoto, appunto. Le sensazioni di tristezza, malinconia e nostalgia sono appesantite anche dalle caratteristiche proprie di questo periodo: è infatti questa la fase della vita in cui si vedono realizzati o non  i desideri e le aspettative che si avevano per la propria vita, quasi che il figlio che esce di casa fosse uno specchio in cui ritrovare il riflesso più giovane di sé stessi. Si è ormai anziani, probabilmente iniziano i primi acciacchi dovuti all’età, le forze non sono più quelle di prima … tutto contribuisce a creare una sensazione di angoscia, senza riuscire a vedere niente di positivo. Mancano quelle speranze e aspettative che fanno da contraltare alla sensazione di perdita che segna ogni separazione.

Chi ne è maggiormente colpito?

Entrambi i genitori possono sviluppare questa sindrome, anche se inevitabilmente sono spesso le mamme ad accusare maggiormente il colpo. In generale però, sono più facilmente colti i genitori che si sono immersi totalmente nel ruolo genitoriale, trascurando i propri interessi, se’ stessi e spesso anche il lavoro, annullandosi totalmente in favore del figlio. Spesso il loro rapporto di coppia è conflittuale e  invece di cercare di risolvere attivamente i problemi coniugali,  hanno investito tutto nella relazione con il figlio. Sono persone che tipicamente hanno una bassa autostima, spesso soffrono di dipendenza affettiva e sindrome abbandonica. Di solito in passato hanno avuto difficoltà loro stessi a rendersi autonomi e hanno avuto genitori ansiosi e iper protettivi.

Se il genitore in questione è solo, la situazione si complica maggiormente.

Come uscirne?

E’ importante tenere bene a mente che l’uscita dei figli da casa non determinerà la fine della relazione con essi, semplicemente si modificherà come si è sempre modificata nel corso degli anni. Molti non se ne rendono conto, ma è sempre andata in questo modo: a un bambino di sei anni non si parla come se fosse ancora neonato, da un bambino di dieci ci si aspettano cose che non ci si aspettava quando ne aveva tre, per non parlare di come siano cambiate le cose durante il periodo dell’adolescenza! Questo ennesimo cambiamento sembra più traumatico solo perchè non si vive più sotto lo stesso tetto ma la realtà dei fatti è che nel corso di tutta la vita il rapporto con il figlio si è modificato più e più volte. Come siamo  stati in grado di adeguarci in precedenza, saremo in grado di farlo anche questa volta.

Accettare la situazione

A volte ci ostiniamo a remare contro la corrente quando sarebbe molto più semplice lasciarsi trasportare. Il passato è passato, non è possibile riviverlo ma i ricordi saranno sempre lì, a tenerci a mente quanto di bello (e di brutto! Non indoriamo il passato!) abbiamo vissuto. I figli ormai sono grandi ed è giusto che camminino da soli, è una situazione che va accettata.

Guardare la situazione da un’altra prospettiva

Se il figlio esce di casa è segno che è maturo per farlo: i genitori possono congratularsi con sé stessi, hanno svolto al meglio il loro compito. Inoltre è importante trasformare i lati negativi in risorse: avremo più tempo da dedicare a noi stessi e alle cose che più ci piace fare, senza vincoli o orari che non siano quelli decisi da noi.  Potremo disporre della casa come più ci piace e invitare amici quando ci pare ecc. ecc.

Rinforzare la coppia

Nel momento in cui i partner si ritrovano da soli dopo anni, è importante consolidare la propria relazione. Riscoprirsi a vicenda, darsi importanza e conforto l’un l’altra, sostenersi e divertirsi insieme, iniziare nuove attività o ricominciare con quelle abbandonate anni fa, iniziare delle nuove  e piacevoli routines partendo dalle attività più quotidiane come fare la spesa insieme, prendersi un caffè al bar, andare al cinema tutti i venerdì … Reinvestire nel rapporto di coppia visto anche il prolungamento dell’età media è qualcosa che può portare solo benefici.

In conclusione

Dopo una vita passata in funzione dei figli, il loro iniziare la vita adulta lontano può senza dubbio aprire un vuoto. Impariamo a colmarlo partendo da noi stessi, dal nostro partner, dai nostri interessi, dagli amici e da tutto ciò che ci definisce come persone che hanno tanti ruoli, non solo quello genitoriale.

 

Voi siete l’arco dal quale, come frecce vive, i vostri figli sono lanciati in avanti.

Kahlil Gibran

 

 

 

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